Ogni volta che lo incontro gli dico: “Come stai pretaccio? Che cosa ti sta frullando per la testa?”.
Pretaccio non è un’offesa: è l’unico genere di prete che io concepisca, quello che ama servire Dio sui marciapiedi della vita. Per la verità di don Antonio Mazzi serve il Signore un po’ dovunque: aprendo a chi bussa le porte del suo Exodus nel parco Lambro di Milano e nei centri collegati dove si assistono i tossicodipendenti. Lo serve al Giro d’Italia e in tutte le grandi manifestazioni nazionali: dove c’è gente, c’è richiamo, c’è popolo da incontrare e coinvolgere. Lo serve molto volentieri negli studi televisivi, impavido tra stelle e stelline.
E qui, con tutto il rispetto, penso che quando – tra tanti, tanti anni – il mio amico don Antonio arriverà davanti a San Pietro, tra gli inevitabili peccati gli verrà rimproverato anche un tocco di narcisismo. Ma lui ha la risposta pronta: “Il Signore si serve dove ce n’è bisogno”. E se oggi la realtà televisiva si è sovrapposta a quella della quotidianità, non possiamo defilarci a fingere che non è successo nulla”. E lui non si defila mai.
Questo è don Mazzi. E se la specie potesse moltiplicarsi, il mondo sarebbe migliore.
Un abbraccio, caro fratello.
Candido Cannavò