La prima volta che ho visto don Mazzi era in un noioso e piovoso pomeriggio domenicale mentre facevo zapping tra un canale e l'altro. A un certo punto ho incrociato don Antonio che parlava in tv e tra i bei culi in mostra e le tette al vento delle veline ho preferito ascoltare lui. Perché aveva gli occhi, non della persona che ti vuole far cambiare idea, ma della persona che vuole farti capire la sua idea e così mi sono detto: "FORTE QUESTO PRETE, spero di poterlo conoscere prima o poi" E quel "prima o poi" è arrivato. Ho avuto il piacere e l'onore di incontrare il don in una mia importante esperienza. La domenica di Pasqua è venuto a celebrare la messa nel loft di music farm, dove io e gli altri cantanti stavamo vivendo quell'esperienza "surreale". La cosa che mi ha colpito di più è stato che non si è messo al di là dell'altare, ma al di qua, dove ci sta la gente, il popolo, le persone "normali" e questo suo gesto l'ho apprezzato a tal punto che ogni volta che mi ha chiamato, chiama e chiamerà per la sua Fondazione, nel limite del possibile, cercherò di esserci sempre. Perché in questi tre anni mi ha insegnato tante cose, mi ha fatto capire l'importanza di aiutare gli altri, ma non con una pacca sulla spalla o aprendo il portafogli, no, AGENDO, FACENDO E LAVORANDO. Ecco cos'è don Antonio, uno che si fa "i MAZZI" per davvero e non a chiacchierare ma a fatti e lo percepisci da come i ragazzi della sua comunità lo guardano: hanno gli occhi vivi e brillano di voglia di vivere. Don Antonio non ti regala nulla, te lo devi guadagnare, questo è quello che mi ha insegnato e gli sarò sempre grato, anche per quell'esperienza più unica che rara che mi ha permesso di fare: incontrare i ragazzi e le persone del carcere e cantare e suonare le mie canzoni a loro, senza tv e senza nulla. Eravamo solo io e quelle persone, che, anche se avevano sbagliato ed erano lì a scontare la loro pena, avevano una grande voglia di vivere; una voglia di vivere che mi ha passato quel pomeriggio noioso domenicale un uomo in nero.
Simone