Il mio incontro con Exodus è stato il risultato della estrema capacità di don Antonio Mazzi di parlare un linguaggio che con semplicità e trasparenza descrivesse la sua esperienza nel sociale. Spesso don Mazzi commenta la nostra contemporanea presenza, in varie occasioni pubbliche, dicendo che ci invitano assieme così da far sì che formiamo una coppia speciale: chiesa e campanile. La cosa mi diverte assai e mi lusinga. Ritengo che il paragone possa essere ripetuto: Exodus e don Mazzi sono chiesa e campanile in un percorso di vicinanza agli Ultimi. Exodus è un'esperienza che ammiro, come uomo con il mio presente e il mio passato sportivo, perché prevede lo sport come strumento di educazione, di recupero e di socializzazione. Lo sport ci mette sempre di fronte allo specchio, costringe a guardarci, a mettere alla prova i nostri limiti e al contempo ad accettarli in quanto tali. Esige un'etica e un'educazione che trovano fertile terreno negli obbiettivi di Exodus e nel suo cammino con la persona al centro del progetto educativo. Per questo Exodus e don Mazzi sono un esempio concreto di impegno, e anche per questo testimonio il mio affetto e la mia riconoscenza civile verso don Mazzi e tutti gli operatori di Exodus.
Dino Meneghin