Sono vicina alla Fondazione Exodus per molti motivi: prima di tutto perché don Antonio è una forza della natura con il suo entusiasmo, la sua generosità disinteressata, la sua morale spesso anticonformista ma mai retorica, poi perché, lasciatemelo dire, è uno dei pochi che cerca di usare la televisione per fini educativi. Tante volte lo abbiamo visto nei programmi per dire cose forse scomode ma sempre molto vere e per testimoniare una profonda verità: che la droga, anche se oggi se ne parla molto meno, è un dramma che colpisce migliaia di ragazzi, è ancora una piaga gravissima della nostra società. Di droga si parla molto sui giornali e in tv quando a esserne coinvolti sono le persone che fanno notizia, i volti noti che rischiano la vita e che poi vanno a disintossicarsi in cliniche specializzate e costosissime, sempre all'estero. Ma si parla molto meno di quei ragazzi che hanno gli stessi problemi ma non gli stessi mezzi economici e che non avrebbero modo di salvarsi se non ci fossero persone come don Mazzi che si prendono cura di loro. Ma c'è un ultimo motivo per cui sono vicina a don Mazzi: perché nonostante la sua vita frenetica e il suo impegno totale a favore dei suoi ragazzi, ha anche trovato il tempo in un momento difficile della mia vita di telefonarmi, con regolarità, per sapere come stavo. Dare conforto agli altri è una fatica, spesso un dolore, ma anche un dono meraviglioso. Ammiro e invidio don Antonio che ne ha fatto una ragione di vita.
Cristina Parodi